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Inviato da Hervé Moullé il 29/07/14 – 11:11

Dall’atelier lungo L’école buissionnière RIDEF di Reggio Emilia (22-30 luglio 2014)

 

Il film di Jean Paul Le Chanois (1949), interpretato magistralmente da un giovane Bernard Blier, narra come Célestin Freinet concepisce e mette in atto la sua professione. Egli è un giovane maestro, che, reduce dalla I guerra mondiale, riceve il suo primo incarico nella scuola, una pluriclasse, di un villaggio delle montagne della Provenza. Al suo arrivo egli trova un ambiente che conosce soltanto un tipo di scuola, quella nella quale la sola cosa importante è insegnare, attraverso una rigida disciplina ed in maniera mnemonica e meccanica, pochi rudimenti e nozioni che nulla hanno a che fare con la vita quotidiana del villaggio e con le motivazioni e gli interessi degli allievi.

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Il maestro Pascal è accolto dal precedente anziano maestro che, dopo aver esercitato il suo ruolo nei confronti di diverse generazioni di abitanti del villaggio, si premura di fornire al giovane collega le sue “infallibili istruzioni” perché egli possa incominciare e condurre bene il suo lavoro. Pascal (nella realtà Célestin Freinet) ascolta ma la sua idea di scuola è diversa. L’allievo è una persona che il maestro deve saper ascoltare. Alla sua anima egli deve imparare a parlare. Sono i bambini la speranza concreta sulla quale costruire una nuova società di pace, un avvenire migliore. Su questi presupposti Pascal da inizio ad un percorso di approccio agli alunni non facile, teso a superare le loro difficoltà di apprendimento derivate dalla frattura tra la scuola e la vita, da un’impostazione autoritaria, quasi militaresca del rapporto insegnante – allievo, dal disinteresse per la scuola rivelato nei fatti dalle autorità del villaggio e dalla scarsa fiducia nell’efficacia dell’istruzione maturata nella totalità della popolazione. Piano piano, sia pure con alti e bassi, egli riesce a conquistare la fiducia degli allievi e a rompere il fronte di indifferenza degli adulti. Nello stesso tempo, la sua azione, che costituisce una vera rivoluzione nei metodi e nei contenuti dell’insegnamento, suscita la reazione di personaggi che provano ad ostacolarla in tutti i modi (richiesta di un’ispezione ministeriale per mettere in evidenza il fallimento dell’insegnamento sul piano dei risultati attesi, diffusione di vere e proprie falsità sul suo lavoro, tentativo di convincere e costringere i genitori a non inviare i loro figli a scuola ..) Nonostante tutto e tutti, Pascal riuscirà ad incidere positivamente non solo sugli allievi ma anche su tanti genitori che scopriranno un nuovo modo di fare scuola coinvolgente ed attivo, una scuola di lavoro fatto con gioia teso a guardare dentro di sé nella realtà circostante per cogliere e far emergere tutto ciò che costituisce nei fatti il fondamento della conoscenza, della scienza come della matematica, della geografia come della storia e di tutti gli altri campi del sapere umano e sociale. E la sua scuola sarà un continuo sperimentare attraverso l’applicazione di tecniche innovative di insegnamento, sconosciute fino ad allora, come la tipografia per la riproduzione dei testi scritti dagli allievi e la stampa del giornale di classe, l’utilizzo della macchina fotografica e della ripresa cinematografica per praticare un modo di comunicare che vada al di là dei confini della classe, del villaggio, della regione fino ad inventare e diffondere nel mondo la pratica della corrispondenza scolastica.

Alla fine, nonostante tutti gli ostacoli, non sarà tanto Pascal a vincere, quanto i suoi alunni, soprattutto quelli che, al suo arrivo, erano più refrattari alla scuola e più in difficoltà. Essi scoprono dentro di sé le ragioni del loro successo nella vita.

Il film, dal 22 al 30 luglio 2014, durante la Ridef di Reggio Emilia, ha costituito l’oggetto del lavoro in un atelier lungo che si è prefisso il compito di giungere alla scrittura di sottotitoli in più lingue diverse. La base di partenza è stata la lingua francese parlata dagli attori e i sottotitoli, anch’essi in francese, realizzati da Hervé Moullé che con Joel Potin del Gruppo Amis de Freinet ha condotto l’atelier. In questi giorni si è lavorato perché il film possa avere dei sottotitoli in francese, italiano, portoghese, spagnolo, tedesco, giapponese, olandese, Baoulé (lingua regionale della Costa ) e Lingala (lingua regionale del Congo). Il lavoro iniziato continuerà dopo la RIDEF con la speranza che il film, attualissimo per le scuole di tutti i Paesi del mondo, possa essere visto e costituire uno stimolo per gli insegnanti.

Leonardo Leonetti – MCE - Napoli - Italia    leo.leonetti@virgilio.it