Inviato da Claude Beaunis il 28/07/14 – 12:41

Sintesi di vittorio cogliati dezza

 
CITTÀ E AMBIENTE, CITTÀ E FUTURO
 
Si parla molto di smart city, molto poco del fatto che non ci sono smart city se non ci sono smart citizens, a meno che non si voglia ridurre lo smart alla presenza di qualche display che informa i cittadini.
E la formazione di cittadini intelligenti dipende anche dalla realtà in cui sono immersi quotidianamente e quindi dallo spazio che è il luogo prioritario di acculturazione ed educazione urbana.
Lo spazio urbano oggi produce e provoca dispersione, attraversamenti, velocità immobile, se lo guardiamo dal punto di vista dell'urbanizzazione diffusa e dispersa dello sprowl urbano, del consumo di suolo, del ruolo pionieristico di colonizzazione di centri commerciali e bretelle autostradali, ma lo spazio urbano è anche il luogo in cui si sta consumando il paradosso delle democrazie occidentali che vedono consumarsi sul proprio territorio la conquista del
suffragio universale, perchè percentuali sempre più alte di abitanti non hanno
diritto di voto su quel territorio. Non solo, è anche il luogo che rischia oggi di essere organizzato a compartimenti stagni nei così detti quartieri etnici, in contraddizione con quell'antico slogan dei comuni italiani "l'aria di città rende liberi".
Ma oggi si va delineando la possibilità concreta di ripensare e riorganizzare lo spazio urbano, in funzione dei nuovi stili di vita, dell'economia della condivisione, che si va diffondendo, delle domande di cura e nuova appartenenza al proprio luogo, del riconoscimento del proprio vantaggio nel bene comune e nell'interesse generale (raccolta differenziata, risparmio energetico, ....), in funzione del rilancio degli spazi condivisi come ecoquartieri....
Queste dinamiche, che hanno evidenti ricadute antropologiche e educative, non sono l'effetto di qualche soggetto sociale illuminato, ma il risultato di scelte strategiche, che sono, ad esempio, esplicitate dall'Unione Europea, per dare risposte adeguate ed urgenti ai cambiamenti climatici. Quello che si apre oggi è uno scenario molto interessante che si gioca intorno alla grande questione se la trasformazione degli attuali agglomerati urbani in città resilienti è un processo solo tecnico o profondamente culturale. L'esito non è scontato, siamo ad un bivio di cui è bene essere consapevoli.